Sono passati nove anni dal terremoto de L’Aquila, nove anni da una esperienza che ha cambiato la mia vita, come quella di molti.

Sono le parole di Leonardo Ulivieri, uno dei volontari che sono intervenuti, dopo il terremoto de L’Aquila del 6 Aprile 2009, e nei mesi a seguire. Per quell’evento decine di volontari della nostra associazione sono andati a prestare la loro opera volontaria nel campo base nazionale dell’Acquasanta e in quello regionale a Castelnuovo di San Pio delle Camere.

Il 6 aprile 2009 ero volontario della Pubblica Assistenza S.R. Pisa da oltre 4 anni. Avevo fatto il mio percorso di volontario nel settore sanitario ma non mi ero ancora interessato alla Protezione Civile. Era però un periodo in cui i volontari con cui ero più in contatto erano impegnati in esercitazioni di protezione civile, una c’era stata proprio nei due giorni prima del sisma.

Arrivai in sede nella tarda mattinata, sapevo cosa era accaduto, avevo già visto alcune immagini alla televisione, ma non credo che fossi del tutto consapevole della situazione. Con un sms, alcuni dei miei amici mi avevano detto che erano in sede, pronti a partire e così decisi di andare a vedere.

Inizia così la storia di Leonardo, con gli amici volontari che partono per andare a prestare soccorso e tornano, giorni dopo, stanchi ma con tanti racconti, alcuni tristi, alcuni belli, con una cronaca fittissima di cosa avevano fatto in quella settimana al Campo della Colonna Mobile della Regione Toscana a Castelnuovo di San Pio delle Camere.

Sentire i racconti dei miei amici e vedere cosa stavano facendo, iniziarono a farmi scattare la molla. Non fu una cosa immediata, passarono alcuni mesi quando un altro evento, questa volta locale, mi spinse davvero a varcare la porta dell’ufficio di Protezione Civile dell’associazione. Fu a Settembre, l’8 per l’esattezza, quando affacciandomi alla finestra di casa vidi un incendio.

Anche qui i miei amici, con una chiamata, mi dissero che sarebbero partiti per andare a spegnere questo incendio. Di fronte a questa situazione, alla sensazione di impotenza che si ha di fronte a questi scenari, decisi di reagire.

Il giorno dopo l’incendio andai a chiedere informazioni per la Protezione Civile e l’Antincendio Boschivo. Fui subito accolto e istruito e, dopo un paio di mesi, era giunto il mio momento per andare a L’Aquila.

Quando arrivai a L’Aquila al Campo Base Anpas di Acquasanta erano passati molti mesi dal sisma e la situazione si era ormai stabilizzata. Molte persone avevano trovato sistemazioni alternative alle tende ma chi era rimasto era indelebilmente legato alla nostra presenza e, anche se ogni settimana i volontari cambiavano, chi arrivava trovava una famiglia aperta e accogliente anche tra la popolazione. 

Conobbi molte persone al campo, e non solo volontari. Con loro era più facile, condividevamo impegno e passione. Ma anche qualcuno dei residenti al campo aveva anche voglia di parlare, di condividere la propria esperienza, di confessare le proprie paure. C’era chi non riusciva più a dormire in una camera, sentendosi più sicuro in tenda, c’era chi non voleva allontanarsi dalla città, con la paura di perdere la propria quotidianità e le abitudini e relazioni di una vita.

Momenti forti, ma anche momenti di spensieratezza, come la festa in sala mensa la sera del venerdì, organizzata dai residenti al campo per salutare e ringraziare il gruppo di volontari che, all’indomani sarebbe stato sostituito dai nuovi.

Il mio compito al campo era di guidare il furgone dell’associazione, mezzo che, dai primi momenti dell’emergenza era sceso a L’Aquila e non era più rientrato a Pisa. Era un mezzo con un ruolo importante e mi permetteva di uscire molto dal campo per svolgere molte importanti commissioni. In quella settimana abbiamo aiutato anche altre associazioni a chiudere alcuni campi nella prima periferia della città, andando quindi a smontare decine e decine di tende.

Tornato a casa, la mia vita era cambiata, un po come a tutti quelli che hanno vissuto una esperienza come la mia. Una esperienza che si fatica a descrivere ma che è stata travolgente e ha reso possibile, con impegno, coltivare la passione per la Protezione Civile e l’Antincendio Boschivo.

Quando ci fu il terremoto in Emilia, per varie cause, non sono potuto andare a prestare servizio ai campi. L’impossibilità a partire non ha però frenato l’entusiasmo e da lì mi sono reso conto che la Protezione Civile non è solo emergenza, ma un sistema che lavora sempre, anche in ordinario e che anzi, era proprio nell’ordinario che era importante investire.

Investire in prevenzione, nell’informare i cittadini, nel far si che siano consapevoli dei rischi del proprio territorio, che investano per far si che il rischio che accada qualcosa di brutto in caso di calamità sia ridotto al minimo.

Nasce da qui il mio impegno per un progetto importantissimo, la Campagna Io Non Rischio, ideata da Anpas – Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze e promossa poi da Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, INGV, Reluiss e molti altri partner. La campagna voleva portare nelle piazze italiane le buone pratiche di Protezione Civile e la consapevolezza di vivere in un paese con tantissimi rischi.

Una campagna che, a Pisa, ha avuto una testimonianza importante di quanto sia utile fare rete tra le associazioni di Protezione Civile, un aspetto che ho apprezzato molto anche in seguito, quando decisi di candidarmi come Formatore Nazionale Io Non Rischio e andare ad aiutare altre associazioni a creare anche sul loro territorio questa campagna.

Non ho certo abbandonato l’operatività, sono anche stato al campo base di Norcia, durante il sisma del Centro Italia, così come rispondo sempre alle richieste di intervento per le emergenze locali.

Ovviamente non c’e solo Protezione Civile, lo studio, il lavoro, lo svago sono basilari nella vita di ognuno, anche in quella di un volontario, anche in quella dei più attivi.

Ma proprio oggi, 6 aprile 2018, a nove anni dal sisma del Centro Italia, sarò a Torino, per portare avanti il progetto pilota Io Non Rischio Scuole e portare nelle scuole primarie le buone pratiche di protezione civile. Una sperimentazione importante, che vede coinvolti in tutta italia circa 40 volontari, per provare a portare in altrettante classi in tutta Italia, una consapevolezza che deve essere basilare nella formazione dei nostri giovani.

Se tutto andrà bene la campagna sarà estesa in sempre più scuole e classi, con l’aiuto dei volontari di protezione civile di tutta Italia, per cercare di rendere migliore il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Ecco perché, a distanza di nove anni, posso affermare con certezza che si, il terremoto de L’Aquila ha cambiato anche la mia vita.

Quella di Leonardo è una delle tante storie che i nostri volontari possono raccontare. La storia di chi ha vissuto un’esperienza che ha arricchito e per certi versi cambiato le loro vite. Ne racconteremo altre in futuro, perché siamo convinti che il volontariato sia un valore aggiunto importante alla ricchezza della nostra società.


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