Non reclamati dalle famiglie, abbandonati, indigenti o semplicemente soli. Ci occupiamo di loro
Nel 2018 sono state 14 le persone che hanno ricevuto sepoltura grazie alla Pubblica Assistenza. Persone che, nel loro cammino della vita hanno avuto storie e vicissitudini delle più varie, ma che dopo la morte non hanno trovato l’affetto dei cari che si sono occupati della loro sepoltura.
«Un impegno che ci siamo presi per dare a tutti la giusta dignità. – spiega il presidente Daniele Vannozzi – Nel 2015, a esempio, abbiamo anticipato le spese del trasporto che l’Università poi ha rimborsato per l’insegnante di Pontedera». La donna, che non aveva familiari, aveva lasciato una ricca eredità all’ateneo ma vi erano problemi burocratici per deliberare le spese di sepoltura, il suo caso fu molto seguito.
Persone sole, indigenti, senza fissa dimora, ma anche persone che hanno trovato la morte in circostanze ancora oscure. Come il caso della giovane nigeriana – appena 24 anni – trovata senza vita lungo le sponde dell’Arno vicino a Marina di Pisa, il 18 marzo 2015. In tasca nessun documento e le tracce per risalire alla sua storia si sono perse nell’oscurità. Solo il 7 agosto 2018 è stato possibile dare sepoltura a questa giovane.
Ci occupiamo di tutte quelle persone che rimangono mesi nelle celle frigorifere degli obitori e alle quali le autorità non riescono a dare loro un’identità o riescano a rintracciare le famiglie.
Il servizio che offriamo tramite la nostra società di servizi, la PAGES – Pubblica Assistenza Gestione Servizi, ci è stato affidato direttamente dal Comune che rimborsa le spese vive per permettere la degna sepoltura.